Bioeconomia. Un termine che viene usato sempre più frequentemente e che rappresenta un modo nuovo di guardare alla produzione che conferisce ai materiali destinati alla distruzione una nuova vita.
Un riciclo virtuoso, il modo di nobilitare quel che chiamavamo rifiuti e trasformarli in risorse.
Nel campo della bioeconomia, o economia circolare, soprattutto in agricoltura permette di avere produzioni alimentari più sostenibili e diversificare il reddito dell’agricoltore che può sfruttare i prodotti prima ritenuti rifiuti.
La bioeconomia consente di utilizzare la tonnellata e mezza in media di sottoprodotti agricoli generata dalla lavorazione di una tonnellata di prodotto principale.
Numeri interessanti che possono produrre calore, energia e diminuire i costi di smaltimento che progressivamente diventano sempre più alti.
Nel 2017 l’Italia si è posta l’obiettivo di portare la bioeconomia in 13 anni a raggiungere il valore di 300 miliardi di Euro e due milioni di occupati.
Nel 2019 la strategia viene resa ancora più ambiziosa e si appoggia sul programma di investimenti dell’Unione europea.
Qualche esempio di bioeconomia arriva dall’istituto italiano di tecnologia il cui team di ricercatori ha trasformato in plastica le bucce di arancia scartate dopo la spremitura, i fondi di caffè, la pula del riso , il mais, il prezzemolo e molto altro ancora.
La circolarità perfetta, poi, arriva dalla progettazione di vasi da vivaio che al momento del trapianto vengono interrati andando a generare nutrimento per le piante.
Un metodo semplice ed efficace per riutilizzare gli scarti è quello di trasformare la biomassa in energia. Ad esempio a partire dalle olive.
I noccioli sono un’ottima fonte di energia che può essere utilizzata in caldaie a biomassa per il riscaldamento delle serre o delle abitazioni. Le acque di vegetazione che vengono smaltite a caro prezzo dai frantoi possono subire un processo di “reforming” e diventare gas.
“La parte organica delle acque viene prima concentrata e poi portata ad alte temperature e grazie all’ausilio di un catalizzatore avviene il rilascio di gas come metano, idrogeno e anidride carbonica”, spiega ad AgroNotizie Silvano Tosti, responsabile del laboratorio Enea di tecnologie nucleari e autore della ricerca.
Oggi la bioeconomia genera il 4,2% del Pil comunitario. Servono gli investimenti nella ricerca per aumentare questa percentuale e per assicurare che le tecnologie siano realmente utili e adottabili dalle aziende che possono rientrare dai costi che questi processi devono sostenere per essere efficaci.