Smart Working: due parole che oggi vengono usate molto spesso per intendere una modalità di lavoro sicuramente in crescita ma probabilmente non sfruttata a sufficienza.
In crescita soprattutto nel campo delle PMI dove i progetti strutturati sono passati dall’8% al 12% attuale, quelli informali dal 16% al 18%.
Secondo i risultati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano sono però anche molte le imprese disinteressate al tema che passano dal 38% al 51%.
In questi tempi minati dall’emergenza COVID-19, lo Smart Working è stato agevolato anche da Regione Lombardia che ha indetto un bando per 4,5 milioni di Euro per la promozione dei piani di Smart Working come finanziamenti a fondo perduto.
Insomma, anche le istituzioni sono ormai consapevoli dell’importanza che riveste la possibilità di dare ai dipendenti il modo di lavorare in modo flessibile rispetto al luogo e all’orario di lavoro attraverso l’uso delle tecnologie digitali.
Lo Smart Working è una nuova dimensione del lavoro, che sfruttando la Mobility, la Unified Communication & Collaboration e il social computing da un lato favorisce la produttività individuale e la continuità operativa dell’utente e dell’altro permette una flessibilità significativa rispetto al posto di lavoro.
Cambiare i concetti di fruizione del tempo e dello spazio per favorire nuovi modelli di lavoro più efficaci ed efficienti.
Attenzione però alla caratteristica fondamentale dello Smart Working (che sia ben chiaro non è il tele lavoro).
Lo Smart Working presuppone un cambiamento organizzativo fondamentale e un forte cambiamento culturale del management. Un cambiamento necessario per superare modelli di organizzazione del lavoro tradizionali. Si va a restituire alle persone maggiore flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare per svolgere le proprie attività. Si va a creare organizzazioni più flessibili, si introducono approcci di “empowerment”, di delega e responsabilizzazione delle persone sui risultati, si favorisce la crescita dei talenti e l’innovazione diffusa.
Oggi le persone sono in parte pronte e in parte costrette al cambiamento e hanno dimostrato che almeno il 70% dei lavoratori potenziali possono lavorare in regime di Smart Working. I benefici sono innumerevoli: non dimentichiamo che si possono risparmiare almeno 40 ore all’anno di spostamenti che – di riflesso – determinano riduzioni di emissioni di CO2, ad esempio.
Interessante e da considerare con particolare attenzione l’iniziativa di Digital 360 che mette al servizio delle imprese e delle PA lo Smart Working Emegency Kit che è piattaforma di servizi fondamentale per comprendere e sfruttare al meglio questa nuova forma di produttività.