Brexit: e adesso?

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Brexit perché di certo, oltre al problema globale legato all’emergenza coronavirus, questo è un problema non secondario per il Regno Unito (ma alla fine anche per l’Unione Europea).

Una Brexit che costa, secondo un’analisi di Bloomberg Economics, almeno 200 miliardi di sterline.

Lo studio sostiene che negli ultimi anni, a causa di Brexit, il Regno Unito abbia perso il 3% del PIL.

Le cose, poi, potrebbero anche peggiorare nel 2021 in quanto nell’anno in cui il Regno Unito sarà definitivamente fuori dall’UE perché potrebbero esserci ripercussioni produttive e commerciali nell’addio al sistema economico europeo.

Ovviamente, questo a prescindere di come verranno risolte tutte le incertezze (e queste a livello mondiale) legate alle soluzioni che verranno adottate per combattere l’emergenza COVID-19.

Un percorso in salita, anche perché David Frost, capo negoziatore britannico sul dopo Brexit, è in isolamento con i sintomi del coronavirus. Così come Barner e Johnson.

Questi ultimi anni di incertezze, secondo Dan Hanson autore dello studio, avrebbero generato investimenti decisamente minori rispetto a quelli stimati nel caso in cui UK fosse ancora parte dell’UE.

Alcuni imprenditori hanno abbandonato i giochi e sicuramente la stima dell’agenzia di stampa anglosassone non è accomodante: l’abbassamento della crescita britannica rischia di raggiungere i 525 miliardi di Pil prodotti da UK rispetto ai 541 calcolati se fosse rimasta nell’euro zona.

Nel caso, però, in cui le trattative con l’Europa dovessero portare a un accordo favorevole, il Regno Unito potrebbe comunque crescere più di Francia e Germania.

L’emergenza virale ha interrotto i delicatissimi negoziati tra UK ed Unione Europea in merito ai rapporti futuri tra i due blocchi, quindi ad incertezza si somma altra incertezza.

Le dichiarazioni di Boris Johnson alla viglia della pandemia lo vedevano su posizioni decise: abbandonare i negoziati già in giugno qualora Londra non dovesse riscontrare progressi nelle trattative. A quel punto scatterebbe un “no deal”. Oggi come oggi non sappiamo se queste posizioni verranno in qualche modo mantenute, nella situazione di emergenza mondiale nella quale siamo tutti proiettati a non fare progetti perché non abbiamo alcuna certezza di quando tutto potrà tornare alla normalità.

Di certo, questo è un problema che si ripresenterà in maniera urgente non appena ciascuno di noi starà iniziando a festeggiare un ritorno alla quotidianità.

Per il momento sappiamo che la Commissione europea ha pubblicato la bozza del testo legale di accordo per le relazioni future con il Regno Unito. Brexit regolata da un documento di quattrocento pagine che prova a definire le regole che vanno dal commercio al trasporto aereo, alle indicazioni geografiche e al copyright.

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