Carbon Capture, ovvero un processo di confinamento geologico dell’anidride carbonica prodotta dai grandi impianti di combustione. Una tecnologia che sta entrando a far parte delle strategie disponibili per far fronte alla crescente concentrazione in atmosfera di anidride carbonica di origine antropica ovvero un gas ad effetto serra che concorre all’attuale riscaldamento del globo.
È notizia di questi giorni che i leader europei hanno trovato un accordo sul testo sulla lotta ai cambiamenti climatici. La decisione è quella di tagliare le emissioni di almeno il 55% entro il 2030.
Green Deal quindi, e in Italia su Carbon Capture le cose si stanno muovendo da qualche tempo.
Del resto il 2020 ha lasciato un segno profondo sull’industria del petrolio e l’ha indirizzata verso un percorso più pulito seppur meno redditizio.
In questo scenario, Carbon Capture è già parte integrante di questo cambiamento.
Attraverso le dichiarazioni di Claudio Descalzi, Bernard Looney e Patrick Pouyanné apprendiamo che “ENI sta cambiando volto in modo radicale e irreversibile” e che Bp afferma di essere diretta “verso le emissioni zero e non si torna indietro” chiudendo con Total che vuole trasformarsi “per affrontare una doppia sfida: più energia e meno carbonio”.
Per quel che riguarda poi in particolare Carbon Capture, a inizio ottobre l’Oil and Gas Authority britannica ha assegnato a ENI la licenza per la realizzazione in territorio anglosassone di un progetto di cattura e stoccaggio di anidride carbonica.
La cattura avviene generalmente da processi industriali, ma anche dall’atmosfera. Carbon Capture non è un processo semplice in quanto la CO2 non solo va “presa” ma anche separata dalle altre emissioni e una volta catturata può essere trasportata attraverso vecchi gasdotti riqualificati per essere infine immagazzinandola in siti sotterranei o all’interno di formazioni rocciose o ancora in depositi esausti.
A rendere Carbon Capture una scelta strategica obbligata è il petrolio stesso da una parte e dall’altra le nuove normative del Green Deal. Per il petrolio resta sempre l’incognita legata alla domanda e alla ripresa post-Covid, dall’altra è l’Europa che lo chiede compatta ed è sicuramente una sfida che non deve essere sottovalutata.