Blockchain. Una parola che ha fatto paura e che ora, grazie alla divulgazione, può invece riscuotere tutta la sua nobiltà all’interno delle organizzazioni.
L’85% dei manager, oggi, ritiene che la blockchain possa aiutare lo sviluppo delle aziende.
Un italiano su cinque ne ha sentito parlare e tra coloro che la conoscono, il 53% la ritiene importante per sè e per la propria vita, il 68% per lo sviluppo dell’Italia.
Questi dati emergono da una ricerca Ipsos e sono stati presentati ad un evento organizzato in Aprile intitolato Blockchain Business Revolution.
Fin qui tutto bene, ma cos’è – detta in parole semplici – la blockchain?
Ricorriamo ad un esempio: il tuo amico d’infanzia ti invia un messaggio chiedendoti di prestargli dei soldi.
Tu, anche se riluttante, accetti e gli rispondi che gli farai un bonifico.
Questo trasferimento avviene mediante una parte intermediaria, che è la banca, la quale gestisce i tuoi fondi.
Non è necessario un trasferimento fisico di banconote: la transazione viene annotata in un registro. Che né tu né il tuo amico controllate.
Significa che rimettiamo fiducia nella banca, la riteniamo affidabile e non suscettibile di corruzione interna o esterna che sia.
Ma:
Un hacker attacca i server e la banca dati della vostra banca, oppure il direttore di filiale è malintenzionato e si appropria dei vostri fondi o, ancora, la banca fallisce.
A questo punto nasce un’esigenza: completare transazioni senza che vi siano terze parti a garantirle.
La risposta a questa esigenza è la blockchain.
Un metodo per conservare autonomamente dati in un registro senza che un altro lo faccia per noi.
Un registro distribuito e decentralizzato. La blockchain infatti si vanta di una condizione di efficienza: l’esistenza di un numero di miners (sono i soggetti) tale da riuscire a conservare il registro.
E ciascuno di questi miners ha lo stesso registro, non una copia, proprio l’originale, che si aggiorna istantaneamente non appena qualcuno aggiunge una transazione che dovrà essere validata dai miners.
Una volta validata sarà indelebile, non sarà più possibile modificarla e soprattutto sarà registrata e visibile a tutti. Con un’impennata della trasparenza e dell’impossibilità di modificare i dati una volta registrati.
Ci fermiamo qui, per il momento, senza entrare nelle modalità tecniche della gestione del registro nel mondo Blockchain, ma segnaliamo alcune startup che presentano progetti già concretizzati:
Net Service, società emiliana, porta avanti progetti sulla blockchain, in ambito supply chain (gestione della catena di distribuzione) con focus specifici sui temi di packaging.
Flosslab, spinoff dell’Università di Cagliari, sviluppa un’utility per controllo e gestione delle acque, certificare i consumi e prevenire frodi, poi sta lavorando sulla gestione documentale, con la certificazione su blockchain dei diplomi di laurea e l’e-voting (www.flosslab.com).
Trakti facilita la creazione, l’esecuzione e la gestione delle trattative online. I suoi progetti blockchain riguardano logistica e gestione della manutenzione, per sistemi di alta tecnologia utilizzati dall’Aeronautica. I dati raccolti con soluzioni di realtà aumentata e ibrida, grazie alla blockchain diventano inviolabili e non possono essere modificati (www.trakti.com).
Certified Origins è una società nata da cooperative agricole e oleifici toscani. In collaborazione con Oracle, usa la blockchain per certificare la filiera dell’olio e la tracciabilità del prodotto, anche in funzione dell’export verso gli Usa (www.certifiedorigins.com).
Cargo Smart si occupa di smart contract tra vari Paesi e gestione documentale nel mondo dei grandi trasporti internazionali, con la blockchain (www.cargosmart.com).